Troppe immagini, nessuna immagine

Rodrigo Blanco

 Laboratorio di arti visive ed estetiche del contemporaneo

Docente d’aula: Mariateresa Mercanti

I.C. “M. Polo” Lucrezia classe 4° c, scuola primaria “Mascarucci”

 

 

 

La parola pixel designa un pigmento informatico, paragonabile ad un atomo colorato, privo di movimento. Con una buona manciata di questi punti luminosi è possibile costruire, dal nulla, immagini cibernetiche o modificare “chirurgicamente” figure di oggetti esistenti. Qualsiasi utente può oggi disporre di idonei programmi, di facile reperimento e utilizzo, per creare nuove realtà “di superficie”, alla stregua di uno pseudo-demiurgo. Dopotutto si tratta di opere di ingegno prive di peso e ingombro, apparentemente innocue, che riposano in celle memoria di dimensioni minuscole quando non vengono proiettate sugli schermi. Il problema però sta proprio nel fatto che gli schermi, in ogni luogo, rimanendo costantemente accesi, vanno via via costituendosi come nuovo ambiente, immersivo e permanente. Nuove abitazioni, nuove città si costruiscono negli iperspazi dei processori.

Se ci fermiamo dal continuo fluire della realtà virtualizzata, ci troviamo di fronte un mondo invaso dalla produzione mediale plurima

delle immagini; ogni individuo nel web può trasformarsi nell’opera d’arte di se stesso, in un processo di perenne performance e di auto-inseguimento. Ripetutamente, contraendosi in una sorta di conato anaerobico, egli assume una posa plastica da auto-fotografare, nel desiderio strenuo di cogliere, senza mai raggiungerla, la propria super-icona (selfie). La sfida a cui non si può sottrarre è, infatti, quella di vincere la spietata competizione con il tempo e con altri individui performanti. Si tratta di tentativi su tentativi che egli esercita di continuo, spesso annettendo “parti di ricambio” nuove o rettificando quelle in dotazione (chirurgia estetica) oppure sovrapponendo alla propria cosmografia corporea artefatti talvolta al limi- te della sopportazione estetica (piercing, tattoo).

Ho impostato il mio laboratorio di pittura con gli alunni della classe 4° C della Scuola Primaria “S. Mascarucci” di Lucrezia di Cartoceto, partendo da queste premesse. Mi sono posto l’obiettivo di fornire ai ragazzi, istruzioni e strumenti per poter abitare questo mondo virtualizzato senza smarrire se stessi, nella ricerca della centralità dell’immagine e della sua verità identitaria. Ho tentato di far com- prendere loro il processo umano che è all’origine dell’immagine stessa, portandone in evidenza i caratteri statutari di unicità, di trascendenza (intesa come meccanica della sua formazione e del suo collegamento alla realtà), di immobilità. Tenendo a mente il concetto di originario, ho ritenuto fondamentale avviarli immediatamente a compiere i primi passi verso un esercizio libero della pittura, intendendo quest’ultima quale luogo della nascita dell’immagine dotata di corpo (il corpo dell’espressione) e quale luogo di partenza per la successiva conquista dello spazio per mezzo del colore. In questa dimensione è stato per loro naturale liberarsi dell’uso della matita 

come strumento del disegno e della costruzione geometrica, per realizzare paesaggi e figure direttamente con il colore stesso. Si trattava dopo tutto di iniziarli ad un linguaggio adatto ai luoghi del sentimento e della poesia.

I ragazzi hanno mostrato un sincero trasporto verso gli autori contemporanei trattati (Henri Matisse, Gianni Dessì, Paola Angelini), per l’immediatezza dei linguaggi, per la gioia coloristica dei dipinti, per le possibilità di astrazione e di gioco, insite in essi. Con questo abbrivio, sulla scia delle suggestioni ricevute, essi si sono lanciati con un entusiasmo certo talvolta maldestro ma sempre genuino vista l’età, nella vera sperimentazione della pit- tura. Nelle varie occasioni di lavoro hanno avuto modo di esercitarsi con la rappresentazione di soggetti tradizionali quali la figura, gli interni, i paesaggi naturalistici. La meta da raggiungere era la libertà di abitare uno spazio inventato, di immedesimarsi con le figure, di essere felici di creare nuovi mondi in una dimensione metaforica affrancata dalle necessità del reale.

Il laboratorio ha portato i suoi frutti e i lavori che gli alunni hanno realizzato ne sono l’evidente conferma.
Per concludere riporto con piacere, il messaggio dell’insegnante della classe 4° C, Maria Teresa Mercanti, che ringrazio in parti- colar modo per la sensibilità mostrata, per il fondamentale aiuto fornito nel coniugare il laboratorio alle materie scolastiche del programma e nel tenere insieme la classe durante le esercitazioni di pittura certamente non abituali per i ragazzi.

“Un progetto cinema! Evviva!
Ma maestra, cosa c’entra un laboratorio di pittura con il cinema?”. Ecco, è iniziato così il nostro primo incontro con l’esperto che ci

avrebbe poi accompagnato nei quattro momenti in cui i bambini avrebbero fruito e prodotto dei dipinti.
La risposta di Rodrigo Blanco alla domanda iniziale è stata chiara e semplice: “Il cinema è fatto di immagini ed è per questo che cercheremo di capire cos’è un’immagine, dove si forma e qual è la differenza fra simbolo e segno”.

E così è stato, iniziando con il dipingere momenti significativi della vita degli alunni, per poi passare ad osservare, confrontare ed interpretare dipinti di pittori famosi (Matisse, Picasso…), per giungere poi alla riproduzione di alcuni dipinti o alla realizzazione di proprie opere, “alla maniera di…”.

Le parole-chiave che ci hanno accompagnato per tutto il percorso sono state: SPAZIO e NASCITA.
SPAZIO, inteso come conquista attraverso il colore, e NASCITA, quale desiderio della pittura di rappresentare il momento asso- luto della creazione.

Analizzando alcune opere di pittori surrealisti, si è parlato anche di sogni, di creature fantastiche e dell’importanza del bisogno in- nato di invenzione e di magia.
Giovedì scorso, ultimo appuntamento con il nostro esperto, i bambini si sono congedati da lui con affetto ed entusiasmo, e sa- bato, ultimo giorno di scuola, abbiamo ripercorso e condiviso con i genitori le fasi del lavoro svolto, coronando il tutto con la lettura di un bel messaggio di ringraziamento da parte di Rodrigo Blanco ai bambini, in cui li invita a continuare la pratica della pittura “per coltivare, giorno dopo giorno, una vita felice e piena di senso”.