Storytelling attraverso i Social Media

Matilde Giordani

 Laboratorio di storytelling e social media

Docente d’aula: Angela Gregorini

I.S.S. “Podesti – Calzecchi Onesti” Ancona,

Classe 4F

 

 

 

Il laboratorio “Storytelling attraverso i Social Media” ha interessato la classe 4°F dell’I.I.S. “Podesti – Calzecchi Onesti” di Anco- na, indirizzo Tecnico della Grafica e Comunicazione.
Il progetto si è concentrato sull’importanza dell’utilizzo della tecnica narrativa dello storytelling in ambito social, con specifico riferimento ad alcuni settori d’impiego: scopo principale è stato, infatti, far comprendere agli studenti l’importanza crescente del- la tecnica dello storytelling sia per le aziende di servizi e prodotti che per le case di produzione cinematografica e televisiva.

Primo passo: che cosa intendiamo per storytelling?
Lo storytelling è uno strumento narrativo che permette di comunicare le informazioni sotto forma di racconto, in grado di coin- volgere emotivamente il destinatario rendendolo protagonista della narrazione. Arte antica del raccontare storie che implica, nel tempo presente, ricerca e pianificazione (si pensi a We Con- tent, piattaforma tecnologica che produce contenuti SEO Orien
ted). L’utilizzo cui si è fatto riferimento nel corso dell’esperienza didattica è quello dello storytelling in funzione dei cosiddetti “video emozionali”, figli a loro volta del marketing emozionale. Il ricorso al marketing emozionale come strategia del marketing relazionale assicura sia una profonda e personale relazione con i clienti acquisiti dal punto di vista emozionale sia il mantenimento di una posizione competitiva nel mercato. Detto altrimenti, non è il prodotto ad essere venduto, in quanto per ogni categoria c’è un’ampia scelta: il vero obiettivo è la relazione che si crea tra il consumatore ed il marchio attraverso le emozioni che vengono comunicate dal prodotto (Giampaolo Fabris, Societing. Il marketing nella società postmoderna, Egea, Milano 2009).

Secondo passo: quali video storytelling per la nostra storia?
È attraverso la visione di alcuni video storytelling presenti nei diversi social, con un’attenzione particolare ad Instagram, che è stato possibile far cogliere, percettivamente e cognitivamente, 
significato e potenza narrativa di questa tecnica agli studenti. Primo esempio, il video Frankie’s Holiday, realizzato da Apple per il Natale 2016. Vediamo come, riprendendo la diade concettuale esclusione/inclusione in riferimento alla creatura mitopoietica e iconica del Frankenstein di Mary Shelley, venga narrata una storia prima di rifiuto e poi di accettazione, contestualizzandola in un clima natalizio, per promuovere il brand Apple e i valori che tale marchio intende rappresentare.

Altro esempio molto interessante di video emozionale, ai fini della nostra analisi, si è confermato quello creato dalla Nike nel 2018, dal titolo Dream Crazy. Protagonista del video, Colin Kaepernick.
Kaepernick è poco conosciuto in Italia, ma lo è moltissimo negli Stati Uniti in quanto ex quarterback dei San Francisco 49ers, squadra di football militante nella National Football League, la Serie A del football americano. Nel 2016 Kaepernick fu il primo giocatore a inginocchiarsi in campo durante l’inno americano, in segno di protesta contro l’oppressione degli afroamericani e del- le minoranze etniche negli Stati Uniti, dando di fatto il via a quella che avrebbe preso il nome di “protesta dell’inno“. Dal 2016 Kaepernick non milita più nella NFL: pare che, una volta terminato il suo contratto con i San Francisco 49ers, non abbia più ricevuto proposte di ingaggio da nessuna squadra.
Il video emozionale della Nike, con la voce narrante fuori cam- po di Kaepernick, racconta la storia di alcuni grandi atleti che non si sono arresi alle situazioni avverse. Si chiude con lo stesso Kaepernick che pronuncia la frase: “Credi in qualcosa. Anche se significa sacrificare tutto il resto”. Un messaggio forte, supporta-

to da un’immagine potente. E, su tutto, l’ormai celeberrimo claim di Nike: Just Do It.
Terzo passo: il nostro video emozionale
Si è partiti con la volontà di fare un video promozionale per un prodotto dolciario della grande distribuzione, ma poi si è deciso, per volontà comune, di usare il video come mezzo per trasmettere un messaggio sociale.

Nel dettaglio: il video si apre con un ragazzo che entra a scuola da solo. Nei pressi, un gruppo di studenti che lo schernisce. La scena continua con il gruppo di ragazzi che si ritrova in corridoio per una pausa; scherzano e ridono tra loro, mentre il nostro protagonista, isolato e solitario, rimane in disparte. Uno del gruppo si accorge del suo disagio e, inopinatamente, decide di andargli vicino ed offrirgli qualcosa da condividere (una barretta). Questo semplice gesto stupisce il ragazzo e lo rende felice. La morale del racconto trova significato nella gratuità e spontaneità dell’azione compiuta: sono gli stessi studenti a porlo in evidenza con la loro scelta narrativa, per andare oltre ogni logica mercantile, sottesa o esplicita. Scelta che investe la dimensione attoriale, attraverso le fattezze di un compagno dall’aria inconsapevolmente cristo- logica: segno appena evocativo di un diverso approccio ai bisogni dell’uomo, egli offre metà biscotto al diseredato che si aggira ramingo attorno alle macchinette distributrici di beni effimeri (rispecchiamento profondo, verrebbe da dire, del malessere di tanti, troppi nostri giovani).

Il video ha emozionato, tanto nell’ideazione quanto nella realizzazione, i suoi autori, i suoi attori, i suoi artefici. Ora è tempo che, se vale, emozioni anche gli spettatori.