Non c’è differenza

Alessandra Bucchi

Laboratori di disegno e cinema d’animazione

 

Docente d’aula: Cinzia Pimpinelli

I.C. “M. Polo” Lucrezia

classe 4° b, scuola primaria

 

 

 

Come nasce un racconto? Con questa domanda è iniziato il laboratorio di cinema d’animazione nella classe 4° B dell’Istituto Comprensivo “Marco Polo” di Lucrezia. Le tante risposte e i nuovi interrogativi che sono nati ci hanno fatto capire che gli ingredienti per raccontare una storia sono fondamentalmente tre: trovare delle idee stimolanti, scegliere un tema da sviluppare e individuare le modalità più efficaci per narrarlo.

E quindi, cosa raccontare? I possibili argomenti sono molteplici, la scelta è infinita e la decisione difficile. Ci siamo così affidati a un libro di illustrazione intitolato Il viaggio di Francesca Sanna. Narra di una famiglia che, costretta a scappare dalla propria terra a causa della guerra, deve affrontare continui pericoli e superare muri altissimi, senza mai arrivare a una destinazione finale: “Gli uccelli stanno migrando proprio come noi […] ma non devono superare nessun confine”, si legge alla fine del libro.

Abbiamo deciso quindi di parlare di migrazione, un argomento impegnativo, un po’ difficile per dei bambini di nove anni, che però hanno dimostrato una grande sensibilità decidendo di sviluppa- re questo tema, di raccontare e raccontarsi, senza paure e, forse, senza pensarci troppo. Dopo un momento di riflessione, ci siamo

confrontati sul significato della parola migrazione, sul tema del viaggiare per necessità, su cosa mettere nelle valigie. “Per andare a vivere in un altro paese c’è bisogno del permesso di soggiorno”, ha detto Ala, che forse voleva far conoscere ai suoi compagni qualcosa in più della sua storia. Abbiamo iniziato a scrivere, a mescolare le nostre esperienze con il racconto del libro, a modificare delle parti e a semplificarne altre, a tenere ciò che ci aveva colpito e a togliere ciò che era troppo complesso. Insieme abbiamo creato il nostro racconto: scelto i protagonisti, le ambientazioni, lo svolgimento e il finale. E adesso, come raccontare? Ci sono molti modi per narrare; lo si può fare solo verbalmente, si possono utilizzare delle fotografie, si può realizzare un video o un cartone animato, o per meglio dire un video d’animazione, dove il racconto piano piano prende corpo, diventa immagine in movimento, colore, suono e inizia a “parla- re”. Noi abbiamo scelto di “giocare” con l’animazione utilizzando la carta ritagliata. Pezzettini di carte colorate sono comparse sui banchi della classe quarta B: un cerchio e cinque rettangoli per i corpi dei protagonisti, ritagli gialli e arancio per gli uccellini, tante strisce colorate per il nido, poi le valigie, la casa, l’automobile, i paesaggi; inizialmente il cielo sarà azzurro con il sole e poi diventerà grigio con le nuvole nere, presagio di qualcosa di triste. Abbiamo anche costruito un muro, grande e imponente, minaccioso e insormontabile, fatto con tanti quadrati di cartone ondulato, unico elemento leggermente tridimensionale di tutto il video.

Una volta pronti gli elementi scenici e i personaggi, abbiamo dato vita alla storia. La macchina fotografica montata su un cavalletto che non andava assolutamente sfiorato e un banco dell’aula usato come tavolo da lavoro illuminato con lampade da lettura hanno permesso ai bambini di scoprire un nuovo “gioco” fatto di equilibri e silenzi, di attenzione e pazienza. A turno, tre alunni muovevano in modo quasi impercettibile i personaggi e le ambientazioni, altri due scattavano le foto; i restanti osservavano e imparavano, a volte in attesa trepidante del loro mo- mento, altre volte un po’ annoiati. Alcuni erano timorosi nello spostare quei piccoli pezzi di carta che componevano l’inquadratura, “è troppo difficile!”, “ho paura di sbagliare!”; ma tutti si sono lasciati coinvolgere e guidare in questa nuova esperienza. Dopo quasi 300 fotografie, il “gioco” era praticamente fatto;

mancava solo il montaggio e un ultimo piccolo dettaglio: il titolo. Il penultimo giorno di laboratorio Chiara ha alzato la mano: “Mi è venuto in mente il titolo: NON C’E’ DIFFERENZA; ho pensato che potesse essere bello, perché noi facciamo vedere la differenza tra gli uccellini che migrano e riescono ad attraversare anche i muri più alti e le persone che invece non riescono ad andare oltre; penso invece che nella realtà non ci dovrebbe essere alcuna differenza e che tutti, quando hanno bisogno, dovrebbero essere liberi di muoversi”. Il titolo piace a tutti, lo scriviamo ritagliando le lettere, una ad una. Durante il montaggio decido di inserire il titolo sul muro di mattoni; le parole compaiono in dissolvenza colorando lo sfondo grigio e cupo, sembrano quasi volerlo rom- pere, quel muro, abbatterlo e toglierlo di mezzo, perché, tutto sommato, non c’è poi così tanta differenza.